Riportiamo un articolo di Francesco Di Palo riportato sul sito web www.mammediterlizzi.it e dedicato alle mamme aquilane che hanno perso tutto a causa del violento terremoto. Di Palo riferisce di un evento, abbastanza nascosto nella storiografia locale, che lega la nostra città a Roio, piccolo comune nei pressi de L'Aquila.


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Nel corso della sua recente visita in Abruzzo, il Santo Padre Benedetto XVI, ha pregato davanti all’immagine della Madonna della Croce affidando alla sua intercessione le popolazioni colpite dal sisma del 6 aprile scorso e deponendo ai suoi piedi, quale espressione di affetto e della devozione delle comunità locali e della Chiesa, un rosa d’oro.
La Madonna della Croce è speciale protettrice dell’Aquila e al suo intervento si deve la salvezza della città nel 1944 quando le truppe tedesche, che minacciavano di raderla al suolo, desistettero dal terribile proposito.
Interprete di tale grande venerazione Giovanni Paolo II, nella sua visita storica del 30 agosto 1980, si prostrò ai piedi della Vergine per implorare la protezione sull’Aquila e l’Abruzzo.
La statua della Vergine con il Bambino è venerata nel complesso santuariale di Roio, tra i luoghi di fede e d’arte devastati dal terremoto. Nella desolante scena apparsa ai Vigili del fuoco, distrutto l’altare e cadute le statue dei santi poste su di esso, solo l’immagine lignea della Madonna era rimasta al suo posto perfettamente integra.
C’è un antichissimo legame tra la Madonna di Roio e Ruvo, nei cui boschi sarebbe stata miracolosamente rinvenuta nel 1573. La leggenda del rinvenimento è riportata, tra gli altri, nell’opera pubblicata in Napoli nel 1715, Lo Zodiaco di Maria , ovvero le dodici Provincie del Regno di Napoli…, del frate Serafino da Montorio. Questi, in sintesi, i fatti narrati.
Giunto sui pascoli in Puglia nell’inverno del 1573, per l’annuale transumanza, con i pastori di Lucoli, tale Felice Calcagno smarrisce parte del suo gregge. Spaventato dalle conseguenze di questa sua negligenza si affida alla Vergine: la Madonna gli appare con il divino Figliuolo e gli indica un anfratto dove, per le sue fervorose preghiere, il giovane pastorello avrebbe ritrovato il gregge. Così fu.  La notizia fece il giro e sul posto giunsero i conterranei del Calcagno che nel luogo indicato ritrovarono, meravigliati dal prodigioso evento, una bella statua della Madonna con le stesse sembianze di quella apparsa. Prelevarono il sacro fardello e lo nascosero quale prezioso segno della benevolenza della Madonna, nell’intento di portalo nel paese di provenienza. Nella primavera successiva assicurarono sul dorso di un mulo la statua e cominciarono il viaggio di ritorno ai pascoli abruzzesi. Giunti a Roio, località presso L’Aquila, il mulo improvvisamente si inginocchiò presso la chiesetta di S. Leonardo precisamente davanti ad una croce eretta sul sagrato (da qui poi il titolo di Madonna della Croce) e non vi fu verso di farlo ripartire. I pastori prelevarono allora la statua e la portarono a Lucoli. All’indomani con grande sorpresa verificarono che l’immagine mariana non era più dove l’avevano lasciata ma era tornata presso la chiesetta di S. Leonardo, a Roio, dove la Vergine, come si interpretò, voleva essere venerata. Seguirono numerosi interventi miracolosi e guarigione prodigiose, testimoniati da centinaia di ex voto. Nacque allora una devozione tutta particolare per la statua della Madonna arrivata direttamente dalla Puglia, e dal bosco di Ruvo, a proteggere le genti d’Abruzzo.
Purtroppo le notizie sono alquanto lacunose e un chiaro riconoscimento del luogo prodigioso, non si riesce ad andar oltre che un generico bosco di Ruvo, Ruo nelle fonti, e di una località Tre Santi. A Ruvo traccia di questo antico vincolo potrebbe rintracciarsi nella toponomastica e precisamente in quella Via Rogliosa, o Roiosa, che prende il titolo da un’antica cappella della Madonna non più esistente. La Madonna della Roiosa quindi da Roio presso L’Aquila? Sulla via dei pastori vi è anche un santuario mariano a Montemilone anch’esso intitolato alla Madonna della Roiosa o Rigliosa. E’ lo stesso culto sulle vie erbose della transumanza? Un caso, non infrequente, di trasmigrazione dei culti a difesa degli itinerari della transumanza, delle greggi e dei pastori?
Rimane il legame religioso e culturale tra L’Aquila e Ruvo, emerso prepotentemente nel corso della cerimonia papale del 28 aprile scorso quando, sull’altare allestito nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, ho rivisto la bella immagine mariana dal manto ricoperto d’oro. E ho poi appreso che lo splendido santuario, adorno di marmi, stucchi, dipinti, segno della devozione nei secoli, è tra i luoghi più colpiti e devastati.
E se Diocesi e Comune di Ruvo aiutassero in qualche maniera l’antico santuario a rinascere?
Sarebbe davvero un bel gesto per i nostri fratelli abruzzesi e aquilani, nel segno degli antichi legami culturali e religiosi e della devozione alla bella Madonna venuta da Ruvo.



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