Dobbiamo lealmente riconoscere che il Natale di Gesù è uno dei misteri cristiani a maggiore rischio di incomprensione. Viene celebrato, infatti, in una società secolarizzata, che ha inventato l’anti-Natale consumistico e godereccio: spesso i cristiani non se ne accorgono! Sembra non stupire più che Dio grande e onnipotente si sia fatto Bambino fragile e povero in un’umile grotta, rifugio di greggi nelle gelide notti d’inverno.
Il racconto dell’apparizione dell’angelo raccoglie i nostri interrogativi e ci consegna la chiave di lettura del mistero. Dice l’angelo ai pastori: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia» (Lc 2, 10-12).
Ecco, cari fratelli e sorelle, in queste brevi ed essenziali parole, è racchiuso il mistero nascosto da secoli: «Il Verbo si è fatto carne e abita tra noi» (Gv 1, 14). Il Dio altissimo si è reso vicino, l’Emmanuele, Dio-con-noi!
La conseguenza stupefacente di tale evento è che l’uomo non è più solo, non è più abbandonato a se stesso, non è più sperduto. Non siamo più nell’”esilio” delle nostre chiusure e dei nostri angusti recinti, ma siamo nella “patria” delle buone relazioni ispirate all’amore, alla giustizia e alla pace. Tutto questo è realtà e sogno nello stesso tempo: realtà perché è “già” avvenuto, sogno perché aspettiamo il suo compimento. Il Signore, dunque, ha attraverseto i cieli per raggiungerci nelle nostre situazioni concrete, nelle ansie, nelle preoccupazioni, nei timori ed anche nelle nostre attese e speranze, portando alla fiducia quanti da lungo tempo sono provati e attendono risposte più rassicuranti dalla vita».